Alcuni mesi fa sono stata all'incontro Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei che faceva parte di un progetto di UNICEF e Mammeacrobate sui diritti dei bambini; all'incontro hanno partecipato come relatori Patrizia Zerbi, di Carthusia Edizioni, Emanuela Bussolati, scrittrice per l’infanzia e la mia amica Maya Azzarà, mamma e architetto autrice del sito Case (anche) per bambini, di cui ho spesso raccontato.
Tra i vari libri che sono stati presentati, mi ha incuriosito "Tararì tararera", un libro in lingua Pirirpù, come recita il sottotitolo.
Ho deciso di acquistarlo e di proporlo ai bimbi; sulle prima, Maya, che è nel pieno della scoperta del piacere della lettura, è rimasta scettica, perchè apparentemente è un libro incomprensibile, non essendo scritto con parole di senso compiuto, ma non mi sono fatta scoraggiare e ho iniziato a leggerlo ad alta voce.
Alex ha subito raccolto, e si è fatto delle grassissime risate. Maya, sentendo ridere Alex, si è avvicinata e mi ha chiesto di rileggerlo; io ho sfoderato le mie migliori doti interpretative, e sono riuscita a trascinarla nelle avventure di Piripù Bibi e della sua famiglia, che casualmente è composta da cinque membri, proprio come la nostra.
I bimbi non ci hanno messo molto a intuire il senso di quelle strane parole che accompagnano le illustrazioni e hanno continuato a farsi sonore risate ad ogni rilettura!
martedì 9 settembre 2014
lunedì 8 settembre 2014
Il tempo è denaro
Per sentirci ancora un po' in vacanza, abbiamo portato i bimbi in un famoso parco divertimenti.
Giornata calda e soleggiata, a dispetto delle previsioni del tempo non troppo incoraggianti, ci siamo goduti la gita, abbiamo consumato le scarpe avanti e indietro per il parco, ma siamo stati anche tanto tempo fermi. Fermi in coda per salire sulle varie attrazioni. Le previsioni non hanno scoraggiato solo noi, insomma.
Eravamo già stati avvisati da un'amica, ma abbiamo constatato di persona che in questi grandi parchi hanno aggiunto con gli anni oltre a nuove attrazioni, anche nuove "regole": pagando un extra, una sorta di pizzo legalizzato, anzi proprio incoraggiato da cortesi dipendenti del parco all'inizio di ogni fila, si può evitare l'attesa: si superano tutte le persone in coda e si sale direttamente in giostra.
Si sa che il tempo è denaro, anche se si è in un parco divertimenti, anche se si è in vacanza, anche se poi ci si lamenta che per fare una radiografia con la mutua si aspettano sei mesi e pagando due giorni.
Del resto è legale, mica si paga sottobanco e il guardiano ti fa passare sotto il cordolo mentre gli altri sono distratti. No, gli altri, quelli col naso all'insù a guardare il cartello a led che indica i tempi di attesa, vedono solo che quel numerino aumenta, perchè il furbone che paga passerà anche prima, ma agli altri che restano si allunga ancora di un po' l'attesa, già considerevole (le attrazioni più gettonate avevano tempi di attesa di 60-75 minuti).
Divertiti e amareggiati.
Giornata calda e soleggiata, a dispetto delle previsioni del tempo non troppo incoraggianti, ci siamo goduti la gita, abbiamo consumato le scarpe avanti e indietro per il parco, ma siamo stati anche tanto tempo fermi. Fermi in coda per salire sulle varie attrazioni. Le previsioni non hanno scoraggiato solo noi, insomma.
Eravamo già stati avvisati da un'amica, ma abbiamo constatato di persona che in questi grandi parchi hanno aggiunto con gli anni oltre a nuove attrazioni, anche nuove "regole": pagando un extra, una sorta di pizzo legalizzato, anzi proprio incoraggiato da cortesi dipendenti del parco all'inizio di ogni fila, si può evitare l'attesa: si superano tutte le persone in coda e si sale direttamente in giostra.
Si sa che il tempo è denaro, anche se si è in un parco divertimenti, anche se si è in vacanza, anche se poi ci si lamenta che per fare una radiografia con la mutua si aspettano sei mesi e pagando due giorni.
Del resto è legale, mica si paga sottobanco e il guardiano ti fa passare sotto il cordolo mentre gli altri sono distratti. No, gli altri, quelli col naso all'insù a guardare il cartello a led che indica i tempi di attesa, vedono solo che quel numerino aumenta, perchè il furbone che paga passerà anche prima, ma agli altri che restano si allunga ancora di un po' l'attesa, già considerevole (le attrazioni più gettonate avevano tempi di attesa di 60-75 minuti).
Divertiti e amareggiati.
venerdì 5 settembre 2014
Giochi nella fontana (giocare come un bambino)
Durante una passeggiata lungo il canale del porto a Castiglione della Pescaia, abbiamo incrociato una strana coppia; non ho capito se fossero marito e moglie o padre e figlia, ma poco importa. Erano due "zingari", lui più anziano, lei più giovane, che andavano da qualche parte e nel frattempo chiedevano soldi ai passanti. Vestiti in modo decisamente eccentrico, era piuttosto difficile non notarli, anche perchè lei ad un certo punto si è messa a ballare canticchiando. Un po' ballava, un po' saltellava, come avrebbe fatto un bambino - come a volte viene voglia di fare *a me*, che ho 39 anni e molte più inibizioni e condizionamenti.
Questo episodio mi ha fatto ricordare un pomeriggio di qualche mese fa, sarà stato fine maggio o l'inizio di giugno; le temperature erano diventate tutto di colpo estive - prima di sapere che l'estate "vera" sarebbe stata molto piovosa e fredda, almeno al Nord - e dopo la scuola ci eravamo organizzati con alcuni amici per andare a giocare nella fontana del paese. E' una di quelle bellissime fontane a terra, senza vasca.
I bimbi, in costume e infradito, hanno giocato a più non posso, e io - con la scusa che Aris aveva paura ad avvicinarsi da solo ai getti - mi sono rinfrescata con molto piacere.
Prima che ci raggiungessero gli amichetti, ci hanno fatto compagnia una coppia di adolescenti che tubava sotto l'acqua e un signore che vive qui in paese... alla giornata. Credo sia straniero, e forse con qualche genere di disabilità. Capita spesso di vederlo mendicare e qualche gestore degli esercizi commerciali in centro ogni tanto lo fa lavorare in cambio di soldi o qualcosa da mangiare.
E' stato uno spettacolo, stare a guardarlo: del tutto privo di modi perbene, di inibizioni, di imbarazzo, ha passato una mezz'ora buona a giocare. Sì, a giocare con l'acqua, con gli spruzzi, a toccarla, a deviarne la direzione, a creare ulteriori giochi tra i getti, a farsi passare l'acqua sotto la maglietta, dentro i pantaloni, come solo un bambino altrimenti potrebbe fare.
Secondo me ha capito che, almeno un po', l'ho invidiato.
Questo episodio mi ha fatto ricordare un pomeriggio di qualche mese fa, sarà stato fine maggio o l'inizio di giugno; le temperature erano diventate tutto di colpo estive - prima di sapere che l'estate "vera" sarebbe stata molto piovosa e fredda, almeno al Nord - e dopo la scuola ci eravamo organizzati con alcuni amici per andare a giocare nella fontana del paese. E' una di quelle bellissime fontane a terra, senza vasca.
I bimbi, in costume e infradito, hanno giocato a più non posso, e io - con la scusa che Aris aveva paura ad avvicinarsi da solo ai getti - mi sono rinfrescata con molto piacere.
Prima che ci raggiungessero gli amichetti, ci hanno fatto compagnia una coppia di adolescenti che tubava sotto l'acqua e un signore che vive qui in paese... alla giornata. Credo sia straniero, e forse con qualche genere di disabilità. Capita spesso di vederlo mendicare e qualche gestore degli esercizi commerciali in centro ogni tanto lo fa lavorare in cambio di soldi o qualcosa da mangiare.
E' stato uno spettacolo, stare a guardarlo: del tutto privo di modi perbene, di inibizioni, di imbarazzo, ha passato una mezz'ora buona a giocare. Sì, a giocare con l'acqua, con gli spruzzi, a toccarla, a deviarne la direzione, a creare ulteriori giochi tra i getti, a farsi passare l'acqua sotto la maglietta, dentro i pantaloni, come solo un bambino altrimenti potrebbe fare.
Secondo me ha capito che, almeno un po', l'ho invidiato.
martedì 2 settembre 2014
Ritorno con sorpresa!
Eccoci di nuovo qui, a casa.
Prima di partire per le vacanze, avevamo deciso di liberare gli insetti stecco che Maya aveva ricevuto in regalo per il suo ultimo compleanno; in parte perchè non ci sembrava il caso di portarli in giro per l'Italia in camper, in parte perchè mi sembrava fossero stati chiusi dentro una teca, per quanto carina, fin troppo a lungo.
Così, il pomeriggio prima della partenza, li abbiamo liberati tra dei rovi vicino alla nostra casa.
Avremmo dovuto restituire la teca a chi ce l'aveva prestata, ma abbiamo deciso di farlo al ritorno dalle vacanze, così l'abbiamo svuotata e lasciata in cucina. Poi siamo partiti.
Tornati a casa, stavamo chiacchierando in cucina, quando il papà ha sgranato gli occhi e si è avvicinato di colpo alla teca sul piano di marmo: c'era un minuscolo insettino stecchino!
avevamo letto in internet che le uova si confondono con le feci, e questa era una informazione preziosa per chi avesse voluto dedicarsi alla riproduzione in cattività di questi insetti, ma noi abbiamo sempre pulito la teca senza farci caso e invece... Un piccolo uovo deve essere sfuggito una volta ed ecco un nuovo insetto stecco.
Mi hanno fatto tenerezza i commenti dei bimbi, come "Un cucciolo!" oppure "Poverino, senza i suoi genitori" o ancora "Chissà la sua mamma e il suo papà, che hanno perso il loro cucciolo".
Siamo corsi a prendere nuovi rametti per il nostro nuovo ospite, che c'è da dire ha la pellaccia dura, per essere sopravvissuto al buio per tre settimane senza cibo (o forse era appena appena nato, non lo sapremo mai).
E' talmente piccolo che potrebbe benissimo passare dalle fessure della teca, così ogni giorno (anche più volte al giorno) c'è il controllo che sia sempre lì: non è facile trovarlo, perchè è davvero piccolo e si mimetizza con le spine dei rovi, ma per adesso è vivo e vegeto, mangia e attendiamo di vedere la prima muta, con cui dovrebbe accrescersi un po'.
Prima di partire per le vacanze, avevamo deciso di liberare gli insetti stecco che Maya aveva ricevuto in regalo per il suo ultimo compleanno; in parte perchè non ci sembrava il caso di portarli in giro per l'Italia in camper, in parte perchè mi sembrava fossero stati chiusi dentro una teca, per quanto carina, fin troppo a lungo.
Così, il pomeriggio prima della partenza, li abbiamo liberati tra dei rovi vicino alla nostra casa.
Avremmo dovuto restituire la teca a chi ce l'aveva prestata, ma abbiamo deciso di farlo al ritorno dalle vacanze, così l'abbiamo svuotata e lasciata in cucina. Poi siamo partiti.
Tornati a casa, stavamo chiacchierando in cucina, quando il papà ha sgranato gli occhi e si è avvicinato di colpo alla teca sul piano di marmo: c'era un minuscolo insettino stecchino!
avevamo letto in internet che le uova si confondono con le feci, e questa era una informazione preziosa per chi avesse voluto dedicarsi alla riproduzione in cattività di questi insetti, ma noi abbiamo sempre pulito la teca senza farci caso e invece... Un piccolo uovo deve essere sfuggito una volta ed ecco un nuovo insetto stecco.
Mi hanno fatto tenerezza i commenti dei bimbi, come "Un cucciolo!" oppure "Poverino, senza i suoi genitori" o ancora "Chissà la sua mamma e il suo papà, che hanno perso il loro cucciolo".
Siamo corsi a prendere nuovi rametti per il nostro nuovo ospite, che c'è da dire ha la pellaccia dura, per essere sopravvissuto al buio per tre settimane senza cibo (o forse era appena appena nato, non lo sapremo mai).
E' talmente piccolo che potrebbe benissimo passare dalle fessure della teca, così ogni giorno (anche più volte al giorno) c'è il controllo che sia sempre lì: non è facile trovarlo, perchè è davvero piccolo e si mimetizza con le spine dei rovi, ma per adesso è vivo e vegeto, mangia e attendiamo di vedere la prima muta, con cui dovrebbe accrescersi un po'.
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