Ho scoperto il Cestino dei tesori con la mia prima bimba, con cui ho frequentato un bellissimo consultorio di Milano, il Villaggio della Madre e del Fanciullo; qui ho partecipato a varie iniziative a sostegno della maternità, tra cui lo spazio allattamento, il massaggio bioenergetico per il neonato e lo spazio mamma-bimbo per i bambini dai 6 ai 12 mesi circa, all'interno del quale veniva e viene tuttora proposto il cestino dei tesori.
Dietro al cestino dei tesori, che è stato ideato da Elinor Goldschmied, c'è una profonda riflessione sul bambino, sulle sue capacità e competenze, sui suoi bisogni, sulla sua curiosità verso il mondo, ma ha anche il pregio di poter essere realizzato con estrema facilità.
Nel sito Sottocoperta.net - ma ce ne sono tantissimi che ne parlano - ho trovato una bella spiegazione, con molta cura anche ai dettagli, ad es sulle dimensioni del cesto secondo la sua ideatrice, e un lunghissimo elenco di materiali e oggetti che potrebbero andare a comporlo; per chi cerca spunti o ha dubbi su quali oggetti siano adatti e quali no mi pare un bel punto di riferimento.
Detto in parole molto povere, si tratta di un cesto contenente diversi oggetti di uso comune e in materiali naturali, che stimolino i vari sensi del bambino.
Ormai qualsiasi nido o consultorio o centro per la prima infanzia ha uno o più cestini dei tesori, e sono sempre di più anche le mamme che lo creano e lo ripropongono a casa al loro bambino. Anche i miei tre figli hanno avuto il loro cestino, e negli anni gli oggetti sono cambiati, alcuni li ho persi, altri li ho rinnovati, altri li ho aggiunti strada facendo, a volte allontanandomi dall'idea originale (per es non sono mai riuscita ad escludere del tutto la plastica, e il cestino di Aris è quadrato invece che tondo, come dovrebbe essere).
Comunque, questo è il cestino di Aris, forse il più scarno dei tre che ho preparato, ma lui non si è lamentato, per il momento (sapendo solo dire "mammmmma-mmma-mmma", mi va di lusso); ho però riscontrato con tutti e tre i miei bambini che il cestino, a casa da soli, funziona poco o per poco. In consultorio o negli spazi gioco o al nido, tutti i bimbi sono sempre catturati da questi magici cestini, mentre a casa la curiosità e la concentrazione svaniscono nel giro di pochissimi minuti. Il contesto differente, l'ambiente nuovo rispetto alla solita stanza di casa, la presenza e a volte anche l'interazione con gli altri bimbi rendono la stessa esperienza molto diversa. Oltre al fatto che anche la mamma si pone diversamente: in consultorio sta lì, dietro il suo bimbo, vicino, e si dedica a lui; nell'attività del cestino dei tesori così come è stata ideata da E. Goldschmied, la mamma dovrebbe rimanere presente senza intervenire, e invece a casa quante volte mi è capitato di piazzare Aris sul tappeto, col suo bel cestino davanti, e cercare di svignarmela magari per andare a caricare una lavatrice in santa pace? Ecco, funziona solo di rado.
Il risvolto positivo del nostro cestino casalingo è che intrattiene spesso i due più grandi, che scovano tra questi oggettini semplici e in un certo senso banali dei veri e propri tesori (loro, sì!) e si intrattengono tranquilli, coinvolgendo di fatto anche il piccolo, così che alla fine quella famosa lavatrice la riesco a caricare davvero.
Un piccolo trucco, in ogni caso, per far durare più a lungo la magia del cestino dei tesori è quello di crearne diversi: quando si ha parecchio materiale, si sceglie con cosa comporre il cestino, lasciando da parte alcuni oggetti, e dopo un po' di giorni si sostituiscono gli oggetti già noti, già sperimentati, con quelli che erano stati tenuti da parte, rinnovandolo e rinnovando di conseguenza l'interesse del bimbo.
Inoltre ogni giorno (ogni giorno che se ne ha voglia) si può mettere della frutta fresca, ben lavata e magari biologica. Qui si vede Aris che scappa con un limone rubato dal cestino...
Qua a casa, le bimbe sono sempre state piene di contenitori a portata di mano. Ed è bello vedere come poi, da soli, anche i piccolissimi nascondono i tesori e se li cercano sapendo esattamente come trovarli.
RispondiEliminaE' verissimo, quello che dici: a lasciarli fare, ti sorprendono con delle competenze che altrimenti penseresti di dovergli "insegnare" tu.
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