venerdì 18 ottobre 2013

Luci ed ombre dell'educare



Raccolgo volentieri la proposta da parte di Caterina di Liberelettere  di partecipare all'iniziativa molto stimolante di Selima.
Per me è un tema nuovo, in un certo senso. Mi occupo dei miei bambini da quando sono nati (e da un po' prima, anche), ma ho la tendenza a navigare a vista: mi piace leggere su crescita, sviluppo, educazione, pedagogia, ma poi vivo di pancia. Per questo, mettere per iscritto quello che sento, che vivo, è una novità, e non sono sicura di riuscire a dipanare le idee, per farle passare dalla pancia alla testa e poi alle dita sulla tastiera.

Nella vita quotidiana, uso il termine educare senza chiedermi esattamente che cosa significhi, quindi non ne farò un'analisi nè etimologica, nè semantica. A volte sintetizzo con educare quello che è nel senso comune: istruire, trasmettere valori, abituare i bambini a certe regole sociali, insegnare nozioni.
E non mi importa se nella mia testa do al termine una precisa sfumatura di rispetto del bambino come persona e invece gli altri mi immaginano più coercitiva.
Quello che mi interessa è di rispettare i miei figli, e nello stesso tempo permettere loro di trovare ciascuno la propria strada qui, con tutti i compromessi che la vita qui, oggi, comporta (insieme ai vantaggi).

Mi trovo abbastanza in sintonia con le idee di Selima, e mi piace molto questa sua considerazione:
"Anche quando si interpreta il ruolo educativo basandosi sull’improvvisazione, accogliendo gli stimoli e le richieste del bambino, sulla flessibilità, adattandosi agli obiettivi e agli interessi del bambino, anche quando ci poniamo in un atteggiamento di ascolto e accettazione delle esigenze dell’altro, persino quando ci mettiamo alla pari con loro, stiamo compiendo un atto che presuppone una grande consapevolezza  e l’intenzionalità di chi sa che potrebbe fare altrimenti e decide di non farlo."

E questo mi rimanda un po' al pensiero montessoriano, che ho sempre sentito molto vicino a me e all'idea di come vorrei essere quando invece sbaglio. Perchè i condizionamenti di un modello educativo coercitivo e autoritario li sento ancora ben radicati dentro e spesso è solo con un certo sforzo che riesco ad aderire all'idea libertaria di educazione che vorrei per i miei figli e che, ripeto, di pancia sento. Tornando alla Montessori, mi piace e condivido l'idea di base di "aiutare a fare da solo", che si potrebbe forse esprimere meglio con un "lasciami fare da solo": l'aiuto sta a monte, quando il genitore (o l'educatore) predispone l'ambiente migliore, il più favorevole e sicuro, ma poi si tratta di lasciar fare. Questo vale fin dalla primissima infanzia, sia per i bambini più grandi: lasciar fare ed essere a disposizione.



Non a caso, Maria Montessori nei suoi testi ripete che il maggior lavoro educativo è stato rivolto verso le maestre, che dovevano reimparare a non intervenire.

Piuttosto, trovo che spesso si debba intervenire attivamente nell'educazione perchè questo mondo non è fatto per i bambini (forse non è fatto per quasi nessuno di noi); quante regole, quante scelte curricolari in ambito scolastico sono influenzate dal mondo così com'è? A me pare molte. Perchè ci si aspetta che i bambini usino le posate per mangiare? Perchè è preferibile avere 8 in matematiche e 6 in musica piuttosto che viceversa? Perchè quando si attraversa la strada, si pretende che il bambino ci dia la mano? Se vivessimo in un altro posto, questi esempi assumerebbero significati diversi. Ma certo viviamo qui, e di conseguenza mi trovo ad adeguare le mie scelte educative in relazione alla nostra realtà. Però questo mi fa spesso interrogare sul senso, sull'importanza, sul peso di molte cose che scelgo o non scelgo di fare e di trasmettere ai miei bambini.

Una volta una persona mi ha detto che non posso prescindere dai condizionamenti culturali millenari, perchè tutti noi li abbiamo interiorizzati a tal punto che o ci illudiamo di essercene liberati o se ci provassimo ci troveremmo smarriti, senza radici solide. Mi ha citato tanto di bibliografia, ma non mi ha convinta fino in fondo. Forse è vero, forse i condizionamenti mi impediscono di scegliere veramente come educare i figli, ma almeno ci provo, mi interrogo, non smetto mai di chiedermi perchè e che senso abbia fare certe cose, e scelgo almeno la misura in cui farle (e richiederle ai miei figli).

Un paio di anni fa ho comprato un libro, "Educare alla vita" di Swami Kriyananda. Al primo tentativo, l'ho abbandonato, perchè chissà che cosa cercavo, forse esempi concreti o un metodo, e invece erano "solo" idee, molto impalpabili. Ma sono idee; così l'ho poi ripreso in mano, perchè se non penso di poter fare meglio, non lo farò mai, se non penso a come cambiare quello che non mi piace, resterà probabilmente sempre uguale.

Questo post partecipa all’iniziativa:
Stiamo in ascolto   






Estendo l'invito alla mia cara Lunamonda e lascio i link dei post che ho letto finora con molto piacere:

Caterina 

Pippi House 

Selima 

7 commenti:

  1. Grazie per il tuo bellissimo commento!
    Mi ritrovo in quello che scrivi... Sento molto forte l'importanza di ridiscutere il contesto, invece di adattare il bambino ad esso.

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    1. Nel mio percorso di mamma, mi pare di ricordare che tutto sia partito da un desiderio spontaneo di riadattare la casa in modo che fosse godibile anche dalla mia prima bimba, in quanto membro della famiglia al pari del papà e di me. Poi ho iniziato ad estendere questa riflessione ad altro, e per quanto possibile ho cercato di fare quel che dici tu: ridiscutere il contesto, invece di adattare il bambino ad esso.

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  2. Come al solito credo di doverci un po' pensare.
    Per adesso solo grazie!

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    1. Quando vuoi, Caterina! E grazie per avermi coinvolta in questa bella discussione: a volte mettere per iscritto le idee aiuta non solo a renderle più chiare agli altri, ma anche a se stessi.

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  3. Ovviamente mi hai beccato in pieno, anche per me la Montessori è un punto di riferimento, soprattutto per la sua idea così alta di bambino e delle sue capacità.
    Sono molto d'accordo quando dici che l'intervento attivo è sul mondo intorno più che sui bambini, mi sembra un'aspetto fondamentale del processo educativo che forse non emergeva dagli altri post: c'è un lavoro di "contorno" ma fondamentale per proteggere la libertà dei nostri bambini che dobbiamo fare noi adulti, con in mente però le loro eigenze... quest'attività è parte integrante dell'educazione per come l'intendo io.
    Sui condizionamenti culturali direi che non si può prescindere ma si può esserne consapevoli per governarli e non lasciarsi governare da loro, motivo per cui anche questo dialogo è importnatissimo! Grazie di aver partecipato e ...a presto?

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    1. Eh sì, la Montessori per me è stata una scoperta incredibile! Mi era capitato di leggere qualcosa a proposito dei suoi lavori su testi scolastici di pedagogia, che non rendevano neanche lontanamente quel che è il suo pensiero. Quando poi ho iniziato a leggere i suoi lavori originali, ho trovato la mia dimensione: e mi stupisce sempre di quanto le sue idee siano sempre attuali, forse proprio perchè ha pensato al bambino come ad una persona.

      Condivido parola per parola quel che dici sui condizionamenti e la consapevolezza.

      Alla prossima!!

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  4. Ed ecco qui il prezioso post di Lunamonda
    http://lunamonda.wordpress.com/2013/10/30/luci-ed-ombre-delleducare/

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